Intervista ad Adriano Guidetti


Adriano Guidetti

E' stato allenatore in serie A della Minelli ('63) , del Vercelli ('67), Lubiam Bo ('70-'73), Ipe Parma, Edilmar Cesenatico. Nell'81 porta alla vittoria in Coppa Italia l'Edilcuoghi Sassuolo. Direttore Tecnico della Panini dall'81 all'83. Giocatore nella Nazionale nel '57, ha partecipato al torneo preolimpico di Sofia. Allena il Petrarca Padova dall'85 all'87. Docente presso Isef di Bologna dal '63 al '96 e insegnante dal '58 al '92 nelle scuole medie inferiori e superiori. Scrive nel '76 "Pallavolo scolastica e agonistica".
  "Rimbocchiamoci le maniche..." class="evidenza" Adriano Guidetti    

In occasione dell'apertura del nuovo sito Internet della F.I.P.A.V. di Modena, penso sia utile fare il punto della situazione modenese attuale, mettendola a confronto con quella che va dagli anni '50 agli anni '80.

Dalla fine della 2° guerra mondiale fino a oltre gli '80, Modena ha avuto sempre due o tre squadre che si sono contese il titolo di Campione d'Italia. Ciascuna squadra, poi, era composta solamente da giocatori modenesi, dato che fino a allora gli unici semiprofessionisti si trovavano presso i Vigili del Fuoco di Firenze.

La squadra dei VV.F. Ruini di Firenze poteva raccogliere alcuni fra gli atleti più forti d'Italia grazie alla possibilità di far svolgere il servizio civile al posto di quello militare: ciò si tramutava in un grande vantaggio in quanto i giovani potevano continuare a giocare e ricevere, contemporaneamente, lo stipendio da Vigili del Fuoco. Ciò nonostante, le squadre modenesi sono rimaste fra le più forti e con un enorme seguito di tifosi, e ciò che legava atleta e pubblico era rappresentato dal fatto che i campioni erano dei concittadini.

Si è potuto mantenere questo vantaggio finché non è sopraggiunto il semiprofessionismo vero, il quale ha portato un enorme contributo al miglioramento del gioco e quindi dello spettacolo ma ha anche contribuito alla sostituzione dei giocatori nostrani con altri giocatori italiani e stranieri. La causa che ha determinato la rarefazione degli atleti modenesi non stava nel fatto che i giocatori provenienti da altre città o dall'estero giocassero meglio, ma nella loro alta statura che, a parità di livello tecnico, determinava un'enorme differenza di rendimento. C'è da rilevare, inoltre, che fino agli anni '80 i giovani delle scuole modenesi venivano istruiti ed addestrati da insegnanti di Educazione Fisica che, quasi tutti, provenivano dalla pratica pallavolistica.

Una volta usciti dalla scena scolastica i vari Anderlini, Barbieri, Bortolomasi, Federzoni, Giovenzana, Guidetti, Mescoli, Nannini e Raguzzoni, per citare i nomi più conosciuti, i quali, oltre alla ricerca dei campioni in campo scolastico, allenavano sia la serie A che le leve giovanili; per i giovani modenesi la vita pallavolistica si è fatta molto dura.

Per poter ritornare a vedere dei concittadini nella nostra squadra di vertice (purtroppo ora parliamo di squadra e non più di squadre) in modo che il pubblico sia più attaccato anche nei momenti della sconfitta, bisogna ritornare ad affidare le nostre leve giovanili a degli allenatori che, oltre a una buona preparazione teorica, abbiano un trascorso da pallavolisti. Oltre a ciò, a mio avviso, occorre dare ai nostri ragazzi una preparazione da schiacciatori di banda o da alzatori, poiché la non troppo elevata statura della razza modenese non ci permette di diventare degli schiacciatori centrali per squadre di alto livello tecnico.
Al massimo, se avremo la possibilità di avere degli alzatori con stature di 190 cm. circa, potremo creare dei buoni universali coi quali si potrebbe sperimentare il sistema di attacco 4S + 2U, così come sta facendo la nazionale femminile cubana.

Rimbocchiamoci le maniche e proviamo a creare una nuova pallavolo modenese!

Cordialmente,